Associazione Marsalese Per La Stroria Patria ONLUS- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - .
La voce del marinaio . Storie, avvenimenti, curiosit. La delegazione A. N. M. I., in divisa invernale, alle ore 1. A 1. 3 anni andai a lavorare per qualche mese nella Corderia della Regia Marina, alle dipendenza di una piccola ditta che costruiva degli stuoini di canapa intrecciata per fasciare i proiettili onde evitare lo sfregamento durante la loro movimentazione.
PRIVACY - Fondazione Italia Patria della Bellezza. Grazie per aver visitato il sito web della Fondazione Italia Patria della Bellezza (di seguito anche “FIPdB” o la “Fondazione”).
Centro fitness e Agonismo. Nemo profeta in patria! Parrebbe che l’amore la misericordia e l’accoglienza neutralizzino o annullino le condanne, i divieti e le limitazioni. Il tuo amico ti aveva invitato ma pensava che avresti rifiutato. NORME PER LA REDAZIONE DEI TESTI in formato PDF : Andrea Cafarelli Il Leone Ferito: Anna Carocci 'Non si odono altri canti' Gianni A. Cisotto 'Solo uomini di buona volont Matera Via Sette Dolori, 10. Potenza Corso Umberto I, 28
Erano chiamati paglietti. Dopo qualche mese, un mio amico mi disse che nella Navalmeccanica c’era una scuola allievi operai che alternava lavoro e studio.
Avendo, nel frattempo compiuti i 1. Le aule e le officine si trovano all’interno del cantiere navale nei locali dell’ex forte borbonico, Mi ricordo che sulla facciata del forte c’era una grande scritta a firma di Mussolini che cos. Mi ricordo che dietro l’officina navale, nella zona che chiamavano Porto Pennello c’era un baraccamento di soldati che gestivano una postazione di cannoni; ho ancora sotto gli occhi un bunker in cemento armato che doveva respingere una ipotetica invasione dal mare. Mentre frequentavo la scuola, feci amicizia con un marinaio tedesco che faceva parte di un piccolo distaccamento in cantiere perch. C’erano anche diversi M. A. S., alcuni costruiti nell’officina falegnami.
Quando questi mezzi accendevano i motori, il rumore era assordante. Veniamo all’8 settembre 1. Quando alla radio fu annunciato l’armistizio, tutte le postazioni antiaeree della citt. Essi, infatti, ingaggiarono i combattimenti con i marinai posti a difesa dell’incrociatore Giulio Germanico e delle altre unit. Dell’episodio del Comandante Domenico Baffigo ho saputo successivamente.
In quei giorni a Castellammare non si capiva niente. Non mi ricordo dopo quanti giorni dall’1. Via Acton per andarmi a prendere le tute di lavoro a cui ci tenevo tanto.
Davanti al portone ingresso- operai di Via Sorrentina (ora Via Acton) trovai il tedesco che conoscevo che mi voleva dissuadere ad entrare per le devastazioni operate. Dopo mia insistenza il soldato mi fece entrare e trovai gli spogliatoi diroccati e gli armadi di legno degli operai tutti bruciati. Tornai indietro e cominciai a gironzolare per Castellammare. A via Ges. Era vestito con una tuta ed ai piedi portava degli zoccoli di fabbricazione cantiere. Non saprei se prima o dopo la cattura del Comandante Baffigo, difensore del cantiere, Woronski Giordano detto il “tarantino”, di sua iniziativa lanci. Io che stavo in villa comunale, scappai verso casa per l’arco di San Catello.
Mi ricordo che alla salita I De Turris, nel tratto prima dell’ingresso della Curia, c’era un marinaio a petto nudo e con una fasciatura tutta macchiata di sangue. Imbracciava un fucile mitragliatore.
La Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia si costitu Amministrazione: Via Roma n. 210 - 91025 Marsala (TP) - C.F. 82007830811 - Email [email protected]. Guardia bianca della borghesia, si afferma la pi. Io ho difeso, e lo affermo con piena coscienza, il progresso dei lavoratori. Tra le cause principali del tracollo del Fascismo io pongo la lotta.
Alcune donne, visto che a piazza Monumento c’era un camion tedesco con una mitragliatrice a 4 canne e circondato da soldati che erano in assetto di guerra, pregarono il marinaio di desistere e lo spinsero a forza nel portone sulla sinistra (attualmente numero civico, 5 Nd. R) che era collegato con la Circumvesuviana. Il marinaio le ascolt. Nel frattempo un tedesco, solo e a bordo di una carrozzella, veniva correndo da Via Sarnelli verso piazza Monumento. Forse aveva sottratto la carrozzella ad un cocchiere che stazionava in piazza Municipio presso la canestra e fuggiva verso i suoi camerati. Oltre alle note distruzioni operate dai tedeschi in cantiere e sulle navi, furono affondati diverse imbarcazioni nel porto, tra cui un bastimento chiamato Maddaloni. Si diceva che fosse carico di rame e che, all’atto del suo recupero, all’arrivo degli americani, questo prezioso metallo era sparito.
Fu anche affondato un sommergibile che stava ormeggiato, per la riparazione, alla banchina dei Magazzini Generali. Nei Magazzini Generali era allestita una officina per la riparazione delle imbarcazioni e noi allievi operai, eravamo contenti di portarvi le bombole di ossigeno ed acetilene dal cantiere, perch. Io trasportai un nastro con i proiettili ed un elmetto. Andammo con il bottino nel canalone di Caporivo e volevamo provare il nostro “giocattolo”.
All’improvviso venne un uomo della famiglia De Simone che facevano i lattai a salita Santa Croce e ci cacci. Di quel mitragliatore non ho saputo pi. C’era una confusione enorme; tutti spingevano e si accavallavano per portarsi via quanto pi. A via Napoli nei pressi del pastificio Di Nola, vidi un uomo ferito ad un piede che veniva trasportato a braccia verso l’Ospedale di piazza Municipio. Un giorno, sempre a Traversa Mele, un tedesco di guardia, durante un altro saccheggio, fece scappare un colpo di mitragliatore che colp. Mi ricordo ancora la donna distesa a terra con il sangue che scorreva sui basoli.
Io mi ero intanto nascosto dietro al muretto che separava la strada dalla ferrovia e, facendo capolino, vidi che il tedesco le si avvicin. C’era un tedesco con una divisa kaki, che sotto la sahariana indossava una camicia nera. Con un mitragliatore a tracolla, mangiava un salame che aveva trafugati chiss.
Un giovane del posto, sembra che appartenesse alla famiglia detta degli “zingarielli” di Scanzano, imprec. Il tedesco, quindi, comprendeva l’italiano. Ancora oggi non riesco a spiegarmi quella strana divisa che indossava e la comprensione della lingua italiana. La mia abitazione era al terzo piano di Via Coppola proprio di fronte alla caserma Carabinieri (la caserma . Quando i tedeschi imposero il bando di deportazione nei campi di lavoro in Germania ed Austria per le classi nate dal 1.
Per questo episodio lo stesso fu processato all’arrivo degli americani. I giovani rastrellati venivano raggruppati sulla Cassa Armonica e man mano portati via da camion tedeschi verso il campo di smistamento di Sparanise. Durante il rastrellamento, a Caporivo c’era una donna che organizzava la fuga dei giovani verso Agerola, dove c’erano gli americani. Mio fratello e mio cognato usufruirono di questo aiuto. Presero, invece, un mio compagno di appena due anni pi.
Io corsi da sua madre che fece subito intervenire un suo zio della Milizia, forse console, che lo fece liberare. Successivamente Ciccio si arruol. Un altro mio amico, un certo Emilio Esposito del rione Spiaggia, mi spieg. Assieme ad altri italiani, con una fascia al braccio sinistro, usufruivano dei residui del bottino ed avevano gli zaini pieni di ogni ben di Dio. Una sera furono avvicinati da un sottufficiale altoatesino della Wehrmacht che parlava bene italiano; egli disse loro di scappare al pi. Ero molto incosciente. In Villa Comunale c’era una postazione con un cannone a canna lunga rivolto al porto e sistemato nell’aiuola davanti ai servizi igienici.
Nel viale dei platani, invece, furono montate molte tende tedesche, alcune di colore chiaro. Un giorno un tedesco mi fece segno di avvicinarmi ad una di queste e mi regal. Io avrei preferito del cibo. Finalmente il 2. 8 settembre scesero da Agerola gli americani. Io ritornai a fare il tubista. Il cantiere era tutto in rovina; le corvette sullo scalo ed in allestimento, unitamente all’incrociatore Giulio Germanico, erano distrutti.
Molte navi ed imbarcazioni giacevano nel porto cos. Si contarono i morti tra militari e civili, ammontavano a diverse decine. Mi ricordo che incominciai a lavorare con Pietro Schettino, un operaio qualificato tubista, pi. Lavoravano per la manutenzione dei portelloni delle imbarcazioni da sbarco degli Alleati.
Questi sistemarono un lungo reticolato di filo spinato dal cantiere fino alla Capitaneria di Porto; il tutto sotto la sorveglianza della polizia militare inglese. Un giorno mio fratello mi disse che in una di queste motozattere da sbarco c’era bisogno di un cuoco.
Io, con il permesso del capo operai Peppe Vollono, padre di Ciccio e Catello, andai a bordo per iniziare la mia nuova attivit. Il cartellino me lo timbrava il guardiano don Giovanni, non mi ricordo il cognome, ricordo solo che era della Penisola Sorrentina. Le mie mansioni erano quelle di riscaldare il roast beef nel fornello e nel preparare la tavola per i circa 8 uomini di equipaggio, riempiendo sempre di whisky i bicchieri. Contento del mio lavoro, il capo imbarcazione mi diede un pass per la polizia militare al cancello presso la Capitaneria. In quel periodo portai a casa moltissimo scatolame di carne, piselli in polvere, marmellata ed altro ancora, di cui beneficiarono parenti e vicini di casa.